Prevenzione primaria

Lo scopo della prevenzione primaria è quello di mantenere l’uomo in uno stato di benessere totale, fisico, psichico e sociale, per tutta Ia vita (OMS). L’obiettivo è Ia prevenzione del danno. Prevenire è sempre più facile che curare ed è molto meno costoso per Ia società e per il singolo. La prevenzione primaria deve essere effettuata fin dall’infanzia e si attua attraverso l’informazione e Ia motivazione: sano è chi sa! Praticare Ia prevenzione primaria sui soggetti disabili diventa difficile, in quanto:

– l’intervento dell’igienista, troppo spesso successivo all’instaurarsi del danno (gengiviti, parodontiti, carie), è in realtà già di prevenzione secondaria;
– qualora se ne verificassero le condizioni di salute, il paziente non sarebbe in grado di eseguire ed applicare gli insegnamenti dell’igienista, o in ogni caso, non sarebbe possibile ottenere Ia sua compliance domiciliare, in quanto non capisce i meccanismi che mettono a rischio il suo cavo orale e non percepisce Ia differenza che intercorre tra l’avere una bocca pulita oppure no;
– per quanto riguarda le applicazioni topiche di fluoro, il gel può essere applicato in dosi ridotte solo con uno spazzolino o spalmato con una garzina avvolta su un dito (se il paziente non morde). Si deve aspirare correttamente e controllare visivamente. Questi pazienti non sono in grado di tenere il cucchiaio in posa per il tempo stabilito;
– per quanto riguarda l’applicazione dei sigillanti, I’esigenza di un campo assolutamente asciutto e l’indicazione all’utilizzo della diga ne limitano l’impiego per l’igienista che lavora da sola.

In ogni caso, i messaggi inviati sulla prevenzione non vengono recepiti dal disabile. A chi è rivolta Ia prevenzione primaria? II controllo dell’igiene e Ia motivazione all’igiene orale saranno totalmente a carico delle persone che si prendono cura di questi pazienti: familiari o il personale assistenziale. È su di essi che l’igienista deve lavorare.

Istruzione e motivazione di parenti ed assistenti per il controllo meccanico e chimico della placca

Prima di guardare in bocca il paziente disabile, I’igienista esperto deve saper valutare -senza farsi capire e senza giudicare – durante Ia conversazione, “a colpo d’occhio”, Ia quaIità dell’igiene orale di coloro che devono prendersene cura:

-volume e colore dei tessuti gengivali;
-presenza di placca;
-elementi mancanti;
-carie;
-alitosi.

Da queste osservazioni si deve capire l’atteggiamento di colui che assiste il disabile verso Ia prevenzione orale e Ia cura della persona, per sapere se prima è necessario lavorare su di lui.
Come è possibile sperare che costoro possano eseguire sul disabile ciò che non sanno o non sono motivati a fare nella loro stessa bocca?
Spesso infatti sono loro, familiari ed assistenti, ad avere precarie condizioni di salute orale.

II nostro compito, quindi sarà quello di dare una dimostrazione pratica, supportata da un’ampia spiegazione e motivazione didattica, ai genitori a al tutore che accompagnano il paziente nello studio odontoiatrico, i quali, anche se ispirati da amorevole cura, spesso affermano di non sapere come tare a lavare i denti al proprio congiunto. Lo stesso vale per gli assistenti dell’istituto, addetti all’igiene quotidiana dei pazienti, affinché perfezionino a imparino tecniche e principi di prevenzione che spesso ignorano. Si deve aiutare prima, indirettamente, loro.

– Sensibilizzare gli operatori ed i familiari alla rimozione della placca non solo dai denti, ma anche dalle gengive, troppo spesso affette da gengiviti generalizzate gravi.
– Per aiutare gli assistenti dei reparti dell’istituto è indispensabile creare un programma per ogni paziente, con Ia valutazione delle abilità o della necessità di assistenza.
– Si devono distribuire nei reparti protocolli scritti con istruzioni dettagliale sull’utilizzo corretto dei presidi di igiene orale. Un buon suggerimento può essere di appendere in bagno o vicino al letto di ogni paziente un elenco di istruzioni individuali relative alle tecniche ed ai presidi da applicare: fluoro piuttosto che clorexidina, compresse di fluoro, gomme al fluoro, dentifricio normale o desensibilizzante, con Ia specifica dei tempi di posa, della frequenza e del dosaggio.
– Non si deve dimenticare che ciò che è automatico e acquisito per l’igienista non lo è per gli assistenti che devono provvedere a tutte le necessità del paziente, non solo all’igiene orale. Inoltre i programmi operativi scritti, con le indicazioni per ogni singolo paziente, devono essere accuratamente conservati nella cartella clinica di igiene orale, come indicazioni reperibili e indispensabili in caso di turnover degli operatori.

È molto importante che l’igienista sappia instaurare un rapporto di collaborazione e complicità” con gli operatori dell’istituto, dalla cui esperienza deve attingere ed avvalersi per Ia conoscenza del singolo disabile. Le loro indicazioni, i loro consigli e soprattutto il loro esempio comportamentale nel rapportarsi a questi pazienti sono insegnamenti per noi preziosissimi.

Prevenzione secondaria

La prevenzione secondaria presuppone I’esistenza di un danno che deve essere riparato il più tempestivamente possibile, di una diagnosi precoce da parte del medico e di un intervento precoce.
L’intervento dell’igienista consiste, quando è possibile, nella rimozione del tartaro coronale e sottogengivale, per prevenire o arrestare Ia malattia parodontale. Non sempre, però, Ia strumentazione porta ad un risultato ottimale, a causa della ridotta visibilità, dell’accesso difficoltoso e della scarsa o assente collaborazione del paziente.

Rapporto tra prevenzione odontoiatrica e strutture

L’educazione sanitaria e Ia prevenzione sono necessarie per ogni individuo, ma per il soggetto disabile sono addirittura indispensabili. perchè con una adeguata alimentazione, una igiene appropriata ed opportuni controlli, si potrebbe limitare notevolmente l’intervento del dentista. Una valida manutenzione della salute orale consentirà al disabile di conservare i propri denti che, oltre a permettergli di fruire di uno dei pochi piaceri a lui concessi, quello di alimentarsi, contribuisce a migliorare il suo aspetto estetico, permettendogli una migliore vita di relazione.
GIi handicaps vanno valutati anche in termini sociali; un handicap è tanto più serio quanto più invalidante è Ia menomazione, quanto minore è l’autonomia e Ia capacità del soggetto di provvedere a se stesso, e più difficile Ia posizione nella comunità e nella famiglia, quanta più intensa dev’essere l’assistenza educativa, formativa e sanitaria da parte della società.
II crescente impegno medico e sociale verso gli handicappati stimola anche Io stomatologo, in collaborazione con altre figure di sanitari, psicologi ed assistenti sociali, a programmare forme di prevenzione della salute orale e di trattamento odontoiatrico efficaci ed adeguati a questi particolari pazienti.

II trattamento odontoiatrico dei disabili comporta problemi inusuali nei soggetti non-collaboranti. I gravi malati psichici e, più in generale, tutti i soggetti non-collaboranti dal punto di vista odontoiatrico tendono a sviluppare tutto Io spettro delle più comuni patologie dento-parodontali in forma molto più grave rispetto ai pazienti nei quali gli interventi dentistici ambulatoriali e le comuni pratiche di igiene orale siano agevoli. Specie nei casi in cui genitori ed assistenti socio-educativi non sono adeguatamente responsabilizzati.

Lesioni cariose e frequenti parodontiti connesse ad uno sviluppo incontrollato della placca batterica, tendono ad accompagnare questi pazienti; anche Ia riabilitazione protesica di questi sfortunati soggetti si presenta, di sovente, problematica. Tra i portatori di menomazioni psico-intellettive e di gravi disturbi neuromuscolari sono, inoltre, nettamente più frequenti anche alcune patologie particolari quali malformazioni facciali, gengiviti iperplastiche da causa medicamentosa, traumatismi dentali e ferite del viso. Gli handicappati con severi deficit psichici e della vita di relazione costituiscono, quindi, tra tutti i disabili, una categoria ulteriormente svantaggiata che dovrebbe poter fare, pertanto, affidamento su apposite strutture odontoiatriche di tipo ospedaliero e, ancor prima, su misure preventive pianificate ed efficienti.

L’unica possibilità di attuare un serio programma preventivo è basata sul coinvolgimento di tutte le persone che accudiscono il minorato, specie se non è capace di autogestire Ia propria salute orale: educatori, assistenti sociali e familiari o comunque tutti coloro che, vivendo a contatto con lui, ne godono Ia fiducia.

Preparando e responsabilizzando queste persone, si otterrà, oltre ad una buona esecuzione dell’igiene, un assiduo controllo delle condizioni oro-dentali nei periodi di intervallo tra le visite specialistiche che dovrebbero essere effettuate almeno tre volte l’anno. II riuscire a stimolare Ia coscienza del problema soprattutto nei genitori è garanzia di risultati soddisfacenti e soltanto Ia delicatezza, Ia perspicacia e Ia sensibilità dell’operatore possono affrontare e superare l’ansia, le angosce ed i sensi di colpa che, a volte irrazionalmente coinvolgono i genitori di questi ragazzi. A questi fini sarebbe opportuno programmare degli incontri periodici con tutte le persone che circondano il disabile, coinvolgendo anche il soggetto ritenuto collaborante, cercando di interessarlo, mediante esemplificazioni pratiche e di facile comprensione, al vantaggio che gli deriva da un’accurata pulizia del denti.

L’affidare uno spazzolino in mano ad un bambino sub-normale non vuol dire pretendere da lui l’optimum ma è un mezzo per instaurare un nuova rapporto tra paziente e operatore, perchè da questo incarico di fiducia il bambino trarrà psicologicamente beneficio. A questo gruppo di disabili si potrà insegnare ad usare correttamente Ia spazzolino, che dovrà avere un’impugnatura adatta a seconda delle possibilità prensili del minorato.

Le persone che circondano il bambino diversamente abile, oltre alle tecniche di spazzolamento, dovrebbero acquisire nozioni di prevenzione odontoiatrica ed essere messe in condizione di saper riconoscere i principali segni di alterazione patologica, ma prima ancora essere capaci di avere accesso alla bocca del bambino. È da considerare che Ia bocca è Ia prima parte del corpo usata come mezzo di comunicazione con il mondo esterno. Attraverso essa il bambino si alimenta, esprime con i suoi sorrisi i suoi stati d’animo; Ia bocca è oggetto di attenzione da parte dei genitori per Ia comparsa dei primi dentini. Tutto questo le fa assumere un preciso significato simbolico, che nell’handicappato diventa ancor più importante, essendo spesso Ia bocca, l’unico organo di gratificazione in un corpo maltrattato dalla natura. Pertanto l’intervento su di essa costituisce un atto di violenza che per I’handicappato può assumere un significato punitivo non motivato.

È quindi una forma di difesa il serrare le labbra e opporre una forte resistenza a farsi esaminare Ia bocca, e non soltanto dallo specialista, ma anche dalla stessa madre. Bisogna sottolineare l’assoluta necessita di istituzioni con personale specializzato in grado di garantire assistenza odontoiatrica principalmente in termini preventivi e quindi terapeutici. È, comunque, ovvio che, indipendentemente dallo strumentario e dalle metodiche, sarà Ia persona che più assiduamente accudisce il minorato, sia esso parente o educatore, e che quindi gode della sua fiducia, ad ottenere il migliore risultato. Gli incontri con i genitori a il personale di assistenza sono di fondamentale importanza: essi hanno Ia scopo di insegnare nuovi accorgimenti, di ascoltare problemi eventualmente insorti e di eseguire manovre pratiche, in presenza del personale dentistico. Rientra nel programma degli incontri anche il fornire utili consigli al fine di equilibrare e razionalizzare, nei limiti del possibile, Ia dieta alimentare.

La figura idonea a svolgere il ruolo dell’educatore ai fini della salute del cavo orale, è l’igienista, coadiuvata dall’assistente sociale e/o psicologo che fa da tramite tra le varie istituzioni, l’ambiente familiare ed i centri di consultazione preventiva e terapeutica. Spetterebbe in ogni caso all’igienista segnalare tutti i casi che presentino sospette lesioni cariose, alterazioni patologiche delle gengive, deformazioni e anomalie di posizione dei denti, sottoponendoli a visita specialistica in appositi centri attrezzati.
II paziente disabile è in ogni caso un paziente a rischio; gli interventi di prevenzione primaria vanno effettuati in ogni casa, a prescindere dal grado di collaborazione ed in considerazione anche del fatto che un trattamento preventivo può risultare spesso l’unico trattamento possibile.

La somministrazione del fluoro è Ia prima cosa che va organizzata con le persone che tutelano Ia salute del bambino disabile. C’è poi l’igiene dentale ed alimentare che va insegnata dai professionisti e mantenuta dai parenti secondo regole stabilite. È, anche molta importante cercare di controllare le abitudini viziate (dita in bocca, maniera di dormire, vizi posturali, ecc.). I bambini con handicap sono bambini speciali e per loro occorrono cure speciali per Ia tutela e Ia difesa della salute.

La collaborazione dell’educatore, genitore o assistente sociale deve essere attenta e costante anche se l’aspetto odontoiatrico ed alimentare viene spesso trascurato nella situazione di emergenza che deve essere affrontata. Occorrono una serie di conoscenze, riflessioni e conclusioni per acquisire la convinzione che difendendo la salute della bocca nei bambini minorati si può offrire loro una dentatura sana e ben tenuta, ma anche un sorriso per la vita più sereno e più gradevole.

Tutti fattori che concorrono ad aumentare i problemi esistenziali di questi pazienti:
• compromissione ulteriore dell’immagine;
• aggravamento dell’handicap;
• crollo dell’autostima;
• depressione.

Al contrario, un programma di prevenzione accurato, messo in atto dall’igienista e dalle persone che si occupano quotidianamente dell’igiene orale del paziente, è in grado di prevenire Ia perdita degli elementi dentari.
L’igienista deve segnalare tempestivamente all’odontoiatra tutto ciò che di anomalo rileva nel cavo orale, per favorire una diagnosi e un intervento precoci.

La prevenzione:

• aumenta l’abilità nella masticazione, con conseguente prevenzione della malnutrizione;
• favorisce una corretta emissione dei suoni;
• favorisce una pronuncia chiara e comprensibile;
• evita le mutilazioni;
• tutela l’immagine e l’autostima: apparire migliori è sentirsi migliori;
• aumenta Ia resistenza alle infezioni;
• mantiene Ia salute del parodonto;
• riduce l’entità delle terapie parodontali e protesiche (difficilmente eseguibili in pazienti instabili, impossibilitati a collaborare o a tollerare protesi che, per questo motivo, in questi soggetti diventano pericolose);
• riduce il foetor oris, migliorando i rapporti interpersonali.